Alla fine del rococò, la moda si allarga a un pubblico maggiore poiché non sono più solo i nobili a seguirla ma anche i borghesi e le persone benestanti delle classi minori.
Cambiano così le linee degli abiti che non sono più solamente un lusso e un simbolo di stato sociale ma indumenti eleganti da indossare ogni giorno, comodi e sobri per presentarsi ai clienti e colleghi.
I borghesi erano infatti la classe rappresentata da banchieri, mercanti, avvocati e professionisti, i quali dovevano lavorare mantenendo però un abbigliamento consono all’occasione che li distinguesse dai più poveri. L’attenzione si sposta sulla qualità dei tessuti, sulla ricerca di un look curato e lineare.
Gli abiti femminili continuano a essere pretenziosi, sgargianti e rivolti a catturare l’attenzione per mostrare la propria ricchezza in pubblico.
Famosa nel 1851 la prima protesta femminile contro le regole dell’abbigliamento del tempo, regole rigide che non lasciavano spazio a comfort e unicità oltre a essere spesso dannose per la salute delle donne. Nel 1857, Charles Frederick Worth aprì un laboratorio di sartoria diventando il primo stilista a tempo pieno della storia. Dalla sua passione per la moda nacquero le prime modelle e abiti di haute couture.
In questo periodo gli abiti femminili iniziano a rimodernarsi e vengono lentamente modificati per diventare più comodi e funzionali nella vita di tutti i giorni. Una delle spinte del cambiamento è la diffusione degli sport e dei giochi di gruppo che richiedono un abbigliamento più spigliato per essere praticati. Spariscono velocemente le sottogonne, busti e corsetti si accorciano e allargano.
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento arrivano nei negozi le prime calze nere, i tailleur e la moda dell’epoca vede il ritorno delle scarpe col tacco.
Il secolo del Novecento vede la moda evolversi in modo rapido lasciando alle spalle secoli di tradizione per creare nuovi stili e look mai visti prima. Gli stilisti guadagnano popolarità e i loro disegni appaiono su riviste e modelle di tutto il mondo. La rivoluzione industriale fa sì che si inizino a produrre capi in quantità maggiori e a prezzi più contenuti, rendendoli accessibili anche alle classi operaie.
Uomini e donne sono finalmente liberi di vestire come meglio credono e l’abbigliamento diventa espressione di personalità come sottolineato anche dalle tante tendenze alternative che trovano spazio in questo periodo.