La nascita degli indumenti risale all’età paleolitica, momento in cui la specie umana inizia a utilizzare le pelli animali per ripararsi dal freddo. In questo periodo storico, vengono inventati i primi aghi utilizzando ossa e lische di pesce e si iniziano a cucire tra loro diversi pezzi di pelle animale per dare vita ai primi abiti su misura.
Questi indumenti continuano a venire preparati fino all’arrivo dei primi telai nell’età neolitica. Con i telai, infatti, si iniziano a intrecciare i primi tessuti, ovvero lino e lana, per creare nuove trame e capi d’abbigliamento sempre più complessi.
Con la scoperta dei tessuti, le pelli animali vengono abbandonate rapidamente e lo sviluppo tecnologico si concentra sulla ricerca di nuovi materiali e metodi per lavorarli. Nel primo millennio avanti Cristo si hanno già capi in cotone, canapa, bisso e seta. Nella civiltà fenicia si scopre come ricavare la porpora dai murici e si inizia a prestare più attenzione ai colori dei vestiti, al modo in cui curarli e proteggerli. In questo periodo storico gli indumenti non sono più una semplice necessità ma diventano simbolo di stato sociale, appartenenza a specifici gruppi o potere politico.
Le diverse civiltà, tramite le prime rotte commerciali, importano ed esportano i propri abiti e costumi portando a creare le prime mescolanze di colori, stili e tipologia dei capi.
Rapido lo sviluppo della tecnologia sartoriale durante il regno Romano che permette anche alle classi minori di avere accesso a strumenti precisi e affilati come aghi d’acciaio, forbici incrociate e ditali da sarta. Dopo la caduta dell’Impero, bisognerà attendere a lungo e superare il Medioevo per trovare una vera evoluzione nel mondo della sartoria e della moda.
Nel tredicesimo secolo si ritorna a dare attenzione all’abbigliamento: nascono così bottoni, lacci e si inizia a indossare biancheria intima. Nel secolo successivo gli artigiani guadagnano rilievo sociale, soprattutto i sarti incaricati spesso dai nobili di creare i migliori vestiti possibili per l’epoca. In questo periodo si iniziano a vedere calze, berretti, velluti, merletti e tante altre finiture pregiate frutto di un momento d’oro per l’economia europea.
Il Seicento lancia la guerra della moda tra le corti europee dove lo sfarzo e il lusso di ogni ballo doveva superare gli eccessi dell’evento precedente. Non si bada a spese per avere l’abito più elegante della nazione e grande enfasi viene posta su tessuti pregiati, colorazioni sgargianti e ricami intrecciati.
Nel Settecento gli eccessi vengono spinti all’estremo con la nascita del rococò, stile amante del lusso stravagante e senza limiti. Le donne devono indossare corpetti stretti per dar risalto alla vita larga adornata da gonne ampie e pompose; ai piedi scarpe da principessa, ricoperte di brillanti e dotate di tacchi da capogiro; sulla testa cappelli ampi quasi quanto le gonne, accessoriati con piume e decorazioni eccessive.
Una delle maggiori esponenti di questo stile fu Maria Antonietta, regina di Francia, che non perse mai un’occasione per sfoggiare uno dei suoi costosissimi vestiti ricoperti di diamanti e pietre preziose.